lunedì 12 maggio 2008

Dalla Restaurazione al '48

Nel 1814 Vienna accolse i rappresentanti diplomatici dei vari stati europei che erano stati coinvolti nella guerra contro la Francia.
Le questioni importanti furono in realtà discusse da quattro persone: il primo ministro austriaco Metternich, il ministro degli Esteri inglese Castelreagh, il primo ministro prussiano Hardenberg e lo zar russo Alessandro I.
Dopo aver raggiunto numerosi accorti sull’assetto politico europeo, i quattro grandi si scontrarono sulle sorti di Polonia e Sassonia: Alessandro I chiedeva che il Granducato di Varsavia fosse elevato a Regno di Polonia e di assumerne la corona, mentre la Prussia chiedeva di assumere il controllo della Sassonia; Inghilterra e Austria si schierarono contro queste richieste, nettamente a favore di Russia e Prussia. Intuendo il conflitto che si stava aprendo, il ministro degli Esteri Talleyrand offrì all’Austria e all’Inghilterra l’alleanza della Francia, e fu ben presto ammesso al congresso come quinto “grande”. I due grandi nodi furono risolti per via diplomatica, con la spartizione dei regni contesi, e il Congresso poté decidere sulle due questioni più spinose: il contenimento della Francia e il principio di legittimità degli antichi monarchi.
Nuovo assetto politico:
Nascita del Regno dei Pesi Bassi
Annessione della Liguria al Regno di Savoia
Riconoscimento della neutralità della Confederazione Svizzera
Annessione della Renania alla Prussia
L’Impero Tedesco è trasformato in Confederazione germanica, ma il grado di unità nazionale resta molto basso
L’Italia è suddivisa in otto stati e l’Austria assume di fatto l’egemonia sull’intera penisola
Il Regno di Napoli, dopo aver provato a combattere contro l’Austria, torna nelle mani dei Borbone
Il Regno di Polonia resta formalmente indipendente, ma è soggetto alle pressioni politiche russe
Viene stipulata la Santa Alleanza, di carattere difensivo, tra Russia, Austria e Prussia
Viene stipulata la Quadruplice Alleanza tra Russia, Prussia, Inghilterra ed Austria per controllare la Francia.
Gli stati italiani:
Tornato dall’esilio in Sardegna al Regno di Piemonte, Vittorio Emanuele I applica alla lettera il principio di restaurazione, abolendo il Codice Napoleonico.
Ferdinando IV unifica il Regno di Napoli e quello di Sicilia, creando il Regno delle due Sicilie e assumendo il nome di Ferdinando I.
La confederazione tedesca:
Alla dieta tedesca non partecipavano in realtà solo gli stati tedeschi, ma anche diversi stati europei ed, in particolare, l’Austria di Metternich, che ne aveva anche la presidenza. Contro questa decisione si schierò la Società dei giovani che, nel 1817, proclamò una grande manifestazione a favore della cacciata degli austriaci dalla dieta tedesca: la rivolta venne soffocata nel sangue dall’esercito di Metternich. Il primo ministro austriaco ottenne inoltre il permesso di porre sotto stretto controllo le università e di limitare drasticamente la libertà di stampa e di associazione, rafforzando l’apparato poliziesco.
Risultati sul piano ideologico:
Le due grandi correnti di pensiero sono ovviamente il neoassultismo reazionario e il nazionalismo, a cui si affianca però il liberalismo, fondato sulla centralità dell’individuo nei confronti di qualsiasi autorità politica e religiosa. Lo stato liberale deve tutelare la libertà degli individui attraverso assemblee elettive e sulla base di una carta costituzionale. Allo stato autoritario si contrappone uno stato di diritto: nella pratica questo si traduce nella volontà di una monarchia costituzionale. A questa concezione si oppongo i radicali ed i democratici, che vedono più coerente una forma di governo repubblicana. Il primo testo di teorizzazione vera e propria del liberalismo fu del prussiano von Humboldt, che sosteneva la necessità della distinzione tra sfera pubblica e sfera privata: i fini dello stato divenivano cioè solamente negativi (punire e reprimere), mentre gli elementi propositivi sarebbero dovuti essere unicamente appannaggio del privato. A questa corrente si rifaranno pochi decenni dopo lo storico Tocqueville e John Stuart Mill, che sosterranno che la libertà debba essere salvaguardata non solo dall’ingerenza dello stato, ma anche dal “dispotismo” della maggioranza e dalla sovranità popolare.
La situazione francese:
In Francia la Restaurazione si risolse con una vera e propria chiamata al trono da parte del senato napoleonico di Luigi XVIII che, bloccando il progetto del senato di costituire un’Assemblea Costituzionale, stabilì di concedere una Carta dei diritti che sottolineava come il Re e la Carta stessa fossero stati voluti dalla provvidenza per restaurare nel popolo francese l’antico rispetto per le istituzioni.
In questo modo, però, Luigi XVIII non riuscì ad accontentare né i liberali né i monarchici: nelle elezioni della primavera del 1815 furono gli ultras a riportare la vittoria più netta e costrinsero il re a sciogliere le camere. Pochi mesi dopo, con l’assassinio da parte di un repubblicano estremista del capo degli ultras, il Duce di Berry, e la salita al trono di Carlo X, la Francia aveva compiuto perfettamente la propria Restaurazione, e delle libertà civili conquistate dalla Rivoluzione Francese non rimaneva traccia.

RIVOLUZIONE!
Italia: In Lombardia la borghesia colta forma un’opposizione liberale clandestina al dominio austriaco. L’opposizione trova uno spazio d’espressione nel “Conciliatore”, rivista fondata nel 1818 da Porro Lambertenghi con il pretesto di una critica letteraria, ma con il vero intento di portare le idee liberiste a più vasto pubblico; la rivista venne però censurata pochi mesi dopo. Nel frattempo, in Piemonte e Lombardia veniva fondata la società segreta dell’Adelfia, che trovava i suoi adepti soprattutto negli ambienti militari. Di stampo più radicale e influenzato da posizione ugualitarie era la Setta dei Sublimi Maestri perfetti, con il fine ultimo di una società di stampo comunista. In Lombardia Confalonieri fondava intanto la Federazione Italiana, di stampo più moderato, mentre nel sud Italia fioriva la Carboneria.
1821: Il primo risultato della Carboneria fu quello di portare i militari napoletani all’insurrezione, che costrinse Ferdinando I a concedere una Costituzione. Sull’onda di quella ribellione, Palermo proclamò l’indipendenza dell’isola, ma la rivolta fu presto sedata.
A Torino Santarosa ottiene l’appoggio del principe Carlo Alberto e provoca una rivolta in tutto il Piemonte. Vittorio Emanuele I abdica a favore del fratello Carlo Felice, ma un governo provvisorio di liberali offre la reggenza a Carlo Alberto, che concede una costituzione. Carlo Felice, sconfessato Carlo Alberto, chiede aiuto all’Austria.
Spagna: Ferdinando VII di Borbone, tornato a Madrid, sopprime la costituzione precedentemente varata dai liberali, riammette i gesuiti in Spagna e ridà vita al tribunale dell’Inquisizione, costringendo inoltre afrancesados e liberali all’esilio. La ribellione arrivò dall’esercito, nel quale la Carboneria aveva fatto ampia propaganda: la rivolta iniziò con il rifiuto da parte di numerosi reggimenti di recarsi nelle colonia americane per sedare le ribellioni. A Cadice, dove i reggimenti erano riuniti, venne pronunciato un giuramento a favore della Costituzione, che costrinse il re ad emanare una nuova carta ottriata. L’esempio della Spagna fu seguito a breve dal Portogallo.
Russia: L’improvvisa morte di Alessandro I provoca una breve crisi dinastica: gli ufficiali di Mosca cercarono di imporre Costantino, che era più disponibile a riforme liberali. I cosiddetti “decabristi” – poiché la loro rivolta si era svolta in dicembre -, vennero repressi in occasione di una parata militare che cercarono di fomentare contro il neozar Nicola I.
Inghilterra: Due problemi principali: aumento del prezzo del grano a seguito del blocco delle importazioni e smobilitazione dei soldati. Il governo tory emana la pena di morte per gli episodi di danneggiamento alla proprietà, si stacca dalla Quadruplice Alleanza, revisiona il diritto penale. Nel 1819 una grande manifestazione operaia organizzata a Manchester viene repressa nel sangue dalla polizia. Le continue rivolte spinsero però il governo ad abrogare la legge contro le associazioni operaie e a legalizzare le attività sindacali. Dieci anni dopo, l’elezione del candidato cattolico O’Connel costrinsero il governo ad abolire il Test Act, che vietava a qualsiasi persona non protestante di venire eletta al parlamento. Il governo successivo promosse l’abolizione di 140 seggi elettorali, i cosiddetti borghi putridi: una parte dei seggi venne poi assegnata alle nascenti città industriali. Inoltre, le nuove legislazioni sui poveri videro costretti un’enorme quantità di contadini ad emigrare verso le città industriali se non avessero voluto essere rinchiusi nelle workhouses.
La reazione: Nel 1820 Metterncih convoca a Troppau una conferenza, cercando di far valere il principio di difesa della Quadruplice Alleanza. L’Inghilterra rifiuta però di partecipare, mentre Ferdinando I ripudia la costituzione e invoca aiuto. La Francia si incarica quindi di mandare un esercito di rinforzo in Spagna, che viene accolto come liberatore dalla plebe clericale. Tutti i moti vengono così repressi, e l’Europa torna nuovamente allo stato del 1815.

LA FRANCIA LIBERALE
Nel 1830 la monarchia di Carlo X diventò incompatibile con gli interessi della nascente borghesia intellettuale degli affari, di stampo liberale. La maggioranza della camera elettiva arrivò ben presto a rivendicare il potere di negare la fiducia al governo; Carlo X proclamò lo scioglimento delle camere, ma una nuova schiacciante vittoria liberale alle elezioni lo portò ad emanare alcuni decreti che suonavano come un vero e proprio colpo di stato: la camera venne sciolta e vennero indette nuove elezioni con un nuovo metodo elettorale, e la libertà di stampa venne sottoposta a pesanti restrizioni. Il popolo di Parigi insorse e costrinse Carlo X a lasciare la Francia: i borghesi accettarono la candidatura al trono di Luigi Filippo d’Orleans, che venne ben presto proclamato re “dei francesi”. La Carta costituzionale ottriata da Carlo X venne ampiamente modificata e proclamò la sovranità del popolo francese, restaurò il tricolore come bandiere nazionale, concesse la libertà di stampa e indicò il cattolicesimo come religione della maggioranza dei francesi e non come religione di stato. In questo modo, Luigi Filippo assunse giustamente il titolo di re borghese: i liberali poterono nuovamente assumere la guida del governo, ma l’assetto politico si rivelò ben presto nettamente a favore della borghesia finanziaria. In breve tempo, la classe operaia parigina e lionese scese nelle piazze: la sanguinosa repressione che ne seguì provocò migliaia di morti, a cui si aggiunsero i migliaia di francesi uccisi dal colera.
I moti francesi portarono una nuova ondata rivoluzionaria in tutta Europa: il Belgio si separò dall’Olanda, la Polonia, rivoltatasi contro lo zar, proclamò la sua indipendenza, seppur di breve durata, in Italia Ciro Menotti si mise a capo di una rivolta nelle città romagnole, che venne però soffocata nel sangue.

LA RIVOLUZIONE PARIGINA
Durante la crisi dell’Impero Ottomano e la conseguente guerra tra Egitto e Turchia, la Francia decise di schierarsi nettamente a favore del primo, mentre l’Inghilterra parteggiava per la Turchia: non potendo rischiare una guerra contro l’impero inglese, la Francia ritirò ben presto le sue truppe; il governo liberale fu costretto alle dimissioni. In breve tempo, il malcontento popolare si trasformò ben presto in una rivolta, repressa nel sangue. Il popolo di Parigi, però, insorse, ed in tre giorni il potere orleanista cadde. Il governo provvisorio, a maggioranza socialista, proclamò immediatamente una repubblica, indicendo il suffragio universale maschile, eliminando la pena di morte per i reati politici, abolendo la schiavitù nelle colonie e garantendo il diritto al lavoro. In particolare, Louis Blanc, noto esponente socialista, promosse l’istituzione l’Ateliers nationaux, fabbriche cooperative di proprietà dello stato.

LA RIVOLUZIONE TEDESCA
Anche nella Confederazione germanica e in Austria, la prima spinta da una motivazione nazionalistica, la seconda dalla crescente crisi economica, crebbero gli scontenti. Il 13 marzo 1848, a Vienna, una rivolta capeggiata dagli esponenti dell’alta borghesia mise fine al trentennale potere di Metternich e costrinse l’Imperatore a concedere una Costituzione. Nella Confederazione germanica ci si avvicinò all’unità dello stato, ma i contrasti tra le neonate Assemblea costituente e Assemblea nazionale tedesca fecero fallire anche questo progetto.

IL QUARANTOTTO IN ITALIA
In Italia, intanto, si profilavano varie correnti politiche. Gioberti proponeva l’unità d’Italia sotto la guida del papa; a lui si contrapponeva Balbo, che vedeva la casa Savoia come unica reggenza possibile. Di diverso avviso era Mazzini, che sosteneva che la lotta dovesse avere come obiettivo assoluto la libertà di tutto il popolo e di tutti i popoli: per il conseguimento di questo obiettivo egli fondò l’associazione Giovine Italia, i cui programmi erano – per la prima volta – pubblici. Il fallimento dei primi due tentavi insurrezionali ed il conseguente esilio a Londra, costrinsero però Mazzini a cambiare strategia: tornato dall’Inghilterra, egli fondò il primo sindacato italiano sotto il nome di Unione degli operai italiani. Il fallito tentativo rivoluzionario dei fratelli Bandiera convinsero Mazzini ad allontanarsi sempre più dall’ipotesi insurrezionale: liberali e moderati si unirono per ottenere una monarchia costituzionale.
L’elezione del 1846 di papa Pio IX aprì la strada alle riforme liberali: in breve tempo, si ribellarono Piemonte e Toscana, obbligando Carlo Alberto a concedere uno statuto, mentre Palermo insorgeva ed otteneva una Costituzione. Venezia, a seguito della cacciata di Metternich, insorse e proclamò la repubblica guidata da Tommaseo e Manin.
A Milano la popolazione insorse contro il dominio austriaco: nelle famose cinque giornate, le truppe del generale Radetzky vennero sconfitte e Casati, esponente dell’aristocrazia fondiaria, venne nominato a capo del nuovo governo provvisorio. Temendo il contrasto dei democratici Cattaneo e Cernuschi, anche il governo milanese si offrì al dominio della monarchia sabauda.
Nel frattempo, per contrastare l'ondata democratica e repubblicana, Carlo Alberto dichiarava ufficialmente guerra all'Austria: l'esercito piemontese - affiancato da alcune truppe inviate dal papa - fu sconfitto pochi giorni dopo a Custoza. Mentre Carlo Alberto fuggiva precipitosamente lasciando Milano nuovamente in mano agli austriaci, il generale Salasco firmava l'armistizio. L'evento segnò un momento di crisi per la fazione liberale, a cui si aggiunse il fallimento dei moti di Napoli, dove Ferdinando II aveva ripreso il potere con un vero e proprio colpo di stato.
In Toscana furono nuovamente i democratici ad ottenere il potere, instaurando il governo provvisorio, mentre nello Stato Pontificio, a seguito dell'assassinio del capo del governo Rossi, conservatore illuminato, un'Assemblea costituente proclamava nel 1849 la nascita della Repubblica romana guidata da Mazzini e Saffi, mentre il papa scappava a Gaeta.

IL RIFLUSSO
Francia: Nell'aprile 1848 le elezioni per la creazione di un'Assemblea nazionale costituente videro la netta vittoria dei moderati che, per ingraziarsi il popolino che li aveva eletti, procedettero immediatamente con l'annullamento degli Ateliers nationaux. Socialisti e radicali cercarono di protestare scendendo in piazza, ma la rivolta venne soppressa nel sangue. Pochi giorni dopo, la destra riusciva ad eleggere alla presidenza Luigi Bonaparte, che impresse un indirizzo autoritario e poliziesco alla seconda repubblica. Nel 1851, Napoleone avrebbe trasformato la sua presidenza in una dittatura, assumendo il titolo di Napoleone III.
Germania: Gli scontri tra i due progetti di unificazione nazionale delle assemblee di Francoforte (il primo fondato sulla supremazia austriaca, il secondo sull'egemonia prussiana), terminano con il rifiuto della corona da parte di Federico Guglielmo di Prussia e la restaurata pressione politica austriaca.
Italia: Sotto la pressione die democratici, riprende il conflitto austro-piemontese, ma dopo 80 ore l'esercito piemontese è costretto a firmare la resa. Contemporaneamente cadono la Repubblica Toscana e quella Veneziana, mentre Napoleone III vince le truppe di Garibaldi in Roma e permette a Pio IX di tornare al Vaticano.