giovedì 6 marzo 2008

La rivoluzione francese

Mooooolto riassunta....


LA FRANCIA PRIMA DELLA RIVOLUZIONE
La società francese era divisa in tre classi (nobiltà, clero, Terzo stato): diritti e doveri variavano a seconda dell'appartenenza.
Del Terzo stato fanno parte: contadini, artigiani, commercianti, bassa e alta borghesia.
La Francia era diviso in "paesi di stati", alcuni dei quali sostenevano un peso fiscale minore (Bretagna e Borgogna). Altre situazioni favorevoli erano previste per alcune città (Bordeaux, Tolosa) e l'università di Parigi.
L'ordine ecclesiastico era esente da imposte e sottratto alla giurisdizione civile, e poteva riscuotere le decime dai contadini. Inoltre, la proprietà ecclesiastica era inalienabile e il clero controllava l'intero sistema scolastico.
La nobiltà era esente da obblighi fiscali, poteva esercitare poteri di natura pubblica, percepiva piccole tasse locali e aveva funzioni di giudice di prima istanza. Aveva inoltre il privilegio esclusivo di caccia. La nobiltà si divideva in "nobiltà di spada" e "nobiltà di toga".
I contadini erano ancora sotto il regime feudale, costretti ad effettuare corvees. Anche i contadini divenuti proprietari terrieri erano costretti a pagare una tassa al signore del luogo per ogni passaggio di proprietà. La borghesia poteva acquistare liberamente, ma era soggetta ad una tassa per ogni cessione di proprietà; il signore poteva riscuotere un diritto chiamato "feudo franco".

GLI STATI GENERALI
1788: il re e il governo, a causa della difficile situazione finanziaria, decidono di rendere pubblico il bilancio.
La nobiltà proclama a gran voce l'antiassolutismo, fomentando sommosse. A Grenoble si arriva a ricostruire gli stati provinciali del Delfinato. La rivoluzione aristocratica è tesa però a ritornare alla situazione del 1614, anno in cui si erano tenuti per l'ultima volta gli Stati Generali, e non cercava alcun tipo di riforme.
In agosto Luigi XVI convoca gli Stati generali, ma il parlamento di Parigi e l'assemblea di aristocratici si rivelano contrari a cambiare l'assetto politico degli Stati Generali, che prevedeva lo stesso numero di rappresentanti per i tre stati. L'appoggio popolare alla nobiltà inizia quindi a diminuire, finché il re e il suo ministro delle Finanze, Necker, decidono di consentire che il Terzo stato abbia un numero di deputati un po' superiore a quello degli altri due messi insieme.
Gli elettori si limitavano a eleggere assemblee primarie, dalle quali uscivano i rappresentanti per gli Stati Generali. Compito delle assemblee primarie era anche quello di redigere i cahiers de doleance. Tra le richieste più popolari c'erano l'abolizione delle decime e del diritto esclusivo di caccia; venivano inoltre denunciati i privilegi signorili e le esenzioni fiscali.
Maggio 1789: gli Stati generali si riuniscono a Versailles. I deputati del Terzo stato, in gran parte uomini di legge, spingevano affinché gli Stati generali diventassero un organo riformatore e costituente. Erano appoggiati anche da alcuni uomini di spicco del Primo e del secondo stato, quali il vescovo Talleyrand e il marchese La Fayette. Dal canto loro, la nobiltà e il clero credevano che quella fosse l'occasione per ristabilire la loro forza politica e smantellare la monarchia assoluta. Luigi XVI voleva invece che gli Stati generali si riunissero semplicemente per votare un nuovo prestito allo stato francese.
Il Terzo stato respinse quindi il voto "per ordine", chiedendo che i vari stati si riunissero in assemblea per poter poi esprimere vere e proprie maggioranze e minoranze.
10 giugno 1789: i deputati del Terzo stato convocano la loro assemblea e invitano i rappresentanti degli altri stati ad unirsi a loro. Pochi giorni dopo, i deputati del Terzo stato e i pochi membri del clero che si sono uniti a loro assumono il nome di Assemblea nazionale. Questa presa di coscienza della forza posseduta dal Terzo stato, che appare improvvisa, era in realtà già stata preannunciata dagli uomini di lettere, ed in particolare dal Emmanuel Sieyes nel suo opuscolo "Che cos'è il Terzo stato?".
20 giugno 1789: Luigi XVI fa chiudere la sala delle riunioni del Terzo stato, ma i deputati si riuniscono ugualmente nella sala della pallacorda.
9 luglio 1789: l'assemblea nazionale diventa Assemblea nazionale costituente ed elegge un comitato con il compito di redigere un progetto di Costituzione.
Pochi giorni dopo, Luigi XVI licenzia Necker, che fino ad allora aveva mediato tra le parti, incorrendo nell'accusa di aver simulato il suo appoggio agli stati, e schiera le truppe davanti a Versailles.

ESTATE 1789
Il malcontento popolare era già diffuso a causa della carestia che nel 1788 aveva colpito la Francia: il popolo si aspettava però che l'Assemblea generale potesse risolvere questa situazione di crisi.
Con il licenziamento di Necker e lo schierarsi delle truppe davanti a corte, il furor di popolo divampò.
Tra il 12 e il 13 luglio le masse assaltarono i caselli posti lungo la cinta muraria di Parigi, in modo da eliminare il dazio che faceva aumentare a dismisura il prezzo delle merci. Le assemblee degli elettori decisero quindi di istituire una milizia borghese armata, con il compito di impedire puri atti di banditismo e di opporsi alla repressione di Versailles.
14 luglio 1789: un primo attacco viene sferrato contro l'Hotel des invalides, un edificio sorto come casa di riposo per veterani ma divenuto poi una caserma.
La folla armata raggiunge poi la Bastiglia, dove le trattative con il comandante per ottenere munizioni si trasformano in una vera e propria battaglia, che porta alla conquista della prigione da parte della milizia borghese.
Il re si presenta quindi di fronte all'Assemblea e le dà il pieno riconoscimento.
Il marchese La Fayette, già veterano di molte guerre, assume il comando della milizia borghese, denominata Guardia Popolare, e viene scelta la bandiera nazionale.
Il giorno successivo, Luigi XVI annuncia che Necker è tornato al governo e scende a Parigi, dove è accolto da una folla festante che lo decora con la coccarda tricolore.
I disordini si erano però estesi anche alle campagne, dove i contadini rifiutavano di pagare le decime e diedero all'assalto i castelli dei signori locali: l'Assemblea decise quindi di abolire gli antichi diritti feudali, a cominciare da quello di caccia. Si trattava, a conti fatti, della vera e propria distruzione dell'Ancien regime.
26 agosto 1789: l'Assemblea emana la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, e distingue come uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi "l'ignoranza, l'oblio o il disprezzo dei diritti dell'uomo". Si affermano poi la distinzione dei poteri, già teorizzata da Montesquieu, i diritti naturali dell'individuo, l'uguaglianza di fronte alla legge.
E' importante sottolineare come la Dichiarazione sia stata posta al di fuori della Costituzione: l'Assemblea non stava infatti concedendo quei diritti, ma ne riconosceva e dichiarava la loro esistenza.
5 ottobre 1789: una grande folla, composta in gran parte da donne, raggiunge Versailles per protestare contro il caro prezzi e ottiene il trasferimento del re, della corte e dell'Assemblea a Parigi.
E' in questo periodo che diviene fondamentale l'opinione pubblica, che si esprimeva attraverso club politica e intellettuali e organi di stampa politica.

MODERNIZZAZIONE DELLA FRANCIA
Tra il 1789 e il 1791 l'Assemblea cercò di dare un nuovo assetto costituzionale alla Francia. Mentre iniziavano a intravedersi le prime distinzioni politiche tra i deputati (aristocratici e patrioti), la Francia venne dichiarata un regno ereditario, e il re fu nominato re dei francesi e non più re di Francia. Inoltre, il monarca poteva opporre alle leggi già approvate dalla camera un rifiuto solo temporaneo, superabile attraverso due ulteriori votazioni. La Francia venne poi divisa in 83 dipartimenti dotati di organi elettivi.
Sistema elettorale: suffragio universale con l'esclusione dei minorenni, delle donne e dei "cittadini passivi". Questi erano infatti dotati dei diritti civili, ma non di quelli politici: di questa categoria facevano parte i domestici salariati (si pensava non potessero avere un'opinione diversa da quella dei loro padroni), i vagabondi, i mendicanti, e chi non poteva pagare un'imposta diretta pari a tre giornate di salario, quindi i lavoratori più poveri.
Il voto prevedeva due gradi: venivano inizialmente votate assemblee, che si occupavano poi a loro volta di eleggere i deputati. Le condizioni di censo per poter essere un elettore di secondo grado erano ovviamente più elevate, così come era ancor più elevato il censo per essere eleggibile a deputato (un marco d'argento). Il "decreto del marco" incontrò però l'aperta ostilità dei democratici, come Roberspierre e Marat, che lo ritenevano in netto contrasto con la Dichiarazione dei diritti. L'Assemblea deliberò quindi che qualsiasi elettore poteva divenire deputato, ma pose condizioni di censo più restrittive per divenire elettore di secondo grado.
Economia: L'Assemblea escluse l'ipotesi di bancarotta e sequestrò tutti i beni ecclesiastici, che furono disposti "a disposizione della Nazione". Vennero inoltre emessi titoli di credito pubblico, gli assegnati, che avrebbero dovuto tornare allo stato come pagamento dei beni ecclesiastici messi a disposizione dei privati, e non avrebbero dovuto avere corso legale. In breve tempo, però, l'assegnato si trasformò in vera e propria cartamoneta.
Religione: il clero avrebbe ricevuto uno stipendio statale, e parroci e vescovi sarebbero stati eletti direttamente dai cittadini. Dopo la condanna di papa Pio VI, l'Assemblea chiese al clero di prestare giuramento alla nazione, al re e alla Costituzione. Si creò così uno scisma tra preti "giurati" e preti "refrattari".

LA FINE DELLA MONARCHIA
Giugno 1791: il re parte segretamente, ma viene riconosciuto a Varennes e ricondotto a Parigi. L'Assemblea sospende Luigi XVI dalle sue funzioni, pur affermandone l'innocenza. Una gran folla, scesa in Campo di Marte per chiedere la repubblica, venne messa in fuga dalla Guardia Nazionale di La Fayette, e molti manifestanti rimasero uccisi.
Pochi mesi dopo, il re giurava fedeltà alla Costituzione.
L'Assemblea ingiunse ai principi renani di allontanare gli emigrati, che premevano per la deposizione dell'Assemblea e cercavano di tornare in patria, ma Francesco II d'Asburgo rifiutò.
1792: l'Assemblea, convinta dalla fervida oratoria dei girondini, obbliga il re a dichiarare guerra all'Austria.
Il cattivo inizio della guerra causa però a Parigi una serie di insurrezioni popolari. Operai e artigiani, riuniti sotto il nome di sanculotti, fanno irruzione nella sede dell'Assemblea, chiedendo e ottenendo la sospensione dei poteri del re, che viene imprigionato, e nuove elezioni per un'Assemblea costituente che prenderà il nome di Convenzione.
L'elezione si svolse in un clima di tensione, nonostante fosse stato abolito il limite di censo per i votanti; nel frattempo, un tribunale rivoluzionario procedeva all'arresto di centina di cittadini accusati di tradimento.
20 settembre 1792: la Convenzione proclama la repubblica, e l'esercito francese vince su quello austriaco.

LA REPUBBLICA GIACOBINA
Nella Convenzione si delinea la distanza tra girondini e giacobini (o montagnardi): una prima frattura si ha sul processo al re.
21 gennaio 1793: Luigi XVI viene condotto alla ghigliottina, con il parere contrario dei girondini.
Pochi giorni dopo, la Convenzione dichiarava guerra all'Inghilterra, anticipandone le mosse, e all'Olanda. Contro la Repubblica francese si forma una coalizione tra Austria, Prussia e Inghilterra. La Convenzione risponde chiamando alle armi l'intera nazione in nome della causa nazionale.
Nel frattempo, la Francia attraversa un periodo di crisi economica, dovuta all'inflazione della cartamoneta, la cui unica soluzione sembra essere il controllo statale di tutti i prezzi, contro cui si schierano i girondini. Basandosi sul malcontento popolare, il clero organizza una rivolta tra i contadini della Vandea, che rimarrà in stato di agitazione per tutti gli anni successivi.
2 giugno 1793: gli "arrabbiati", i nuovi capi dei sanculotti, insorgono, e costringono la Convenzione ad arrestare ventidue esponenti girondini.
Dopo la stesura della nuova costituzione, il potere viene ufficiosamente preso in mano dal Comitato di salute pubblica, nel quale viene eletto anche Roberspierre.
Il Comitato decreta l'abolizione dei diritti feudali e stabilisce il maximum dei prezzi, e instaura un regime di terrore. Crea inoltre une esercito di massa del tutto nuovo, che vince in Belgio.

DALLA CONVENZIONE AL DIRETTORIO
Con la fine dell'emergenza militare si riaprono le crisi interne: il maximum non basta a soddisfare le masse urbane, che si rivoltano contro Roberspierre, che il 9 termidoro viene destituito da un colpo di stato e ghigliottinato il giorno successivo.
Il gruppo che prende il potere, i termidoriani, libera i prigionieri politici, liberalizza il mercato, riapre le chiese.
I girondini tornano in Assemblea, e le sedi giacobine vengono devastate e chiuse; la massa popolare che insorge contro l'abolizione del maximum viene dispersa dalla Guardia nazionale, e il Controterrore diviene in realtà un nuovo Terrore, durante il quale i giacobini vengono giustiziati senza processo.
1795: attraverso un plebiscito viene approvata la cosiddetta Costituzione dell'anno III, che ristabilisce l'elezione a due gradi e instaura un sistema bicamerale. Il Consiglio dei Cinquecento elabora le leggi, mentre tocca al Consiglio degli Anziani approvarle o respingerle. Il potere esecutivo viene attribuito ad un organo composto da cinque membri chiamato Direttorio, che veniva eletto dagli Anziani su proposta dei Cinquecento.
Viene inoltre firmata la pace con la Prussia e con la Spagna.
Gli emigrati, lasciati tornare, si organizzano in movimenti di guerriglia, chiamati degli chouans, ma vengono dispersi da un giovane generale corso, Napoleone Bonaparte.
Nel frattempo sorgono nuove tendenze rivoluzionarie, tra le quali è utile sottolineare quella di Babeuf, che si prefigge l'uguaglianza politica ed economica di ogni cittadino, quasi a preconizzare il comunismo. Alla lotta aperta, inoltre, Babeuf sostituisce la cospirazione. I cospiratori, organizzati nella congiura degli eguali, vengono però arrestati dal Direttorio e condannati a morte prima che possano mettere in atto le loro teorie.

GUERRA!
1795: il Belgio viene annesso alla Francia, riprendono le operazioni militari contro l'Austria..
1796: una vittoria austriaca viene impedita dalle operazioni condotte in Italia da Napoleone, che diviene padrone dell'Italia settentrionale e attua un'offensiva dal basso contro l'Austria. A Campoformio viene quindi stipulata una pace che pone momentaneamente fine alle ostilità, e Venezia viene ceduta all'Austria. A Milano viene istituito un governo provvisorio, Bologna, Ferrara, Modena e Reggio vengono conquistate e formano la Confederazione cispadana. L'anno successivo questa confluirà assieme alla Lombardia nella Repubblica cisalpina, cui Napoleone darà d'autorità una Costituzione. Genova diventa una repubblica satellite della Francia.
1798: a seguito degli scontri avvenuti a Roma tra repubblicani e polizia, Napoleone occupa il Lazio e proclama la fine del potere temporale del papa. Ferdinando IV di Napoli cerca di intervenire a favore del papa, ma viene respinto dal generale Champonniet che entra a Napoli pochi giorni dopo e fonda la repubblica partenopea, nella quale spiccherà la figura di Vincenzo Cuoco.

CRISI DELLA REPUBBLICA DELL'ANNO III
1797: le elezioni danno la vittoria ai monarchici, ma Barras rovescia il risultato elettorale attraverso un colpo di stato; i capi monarchici vengono arrestati.
Talleyrand propone al direttorio di colpire l'Inghilterra attraverso l'Egitto: Napoleone, scelto per il comando dell'impresa, occupa Il Cairo, ma l'ammiraglio Nelson distrugge tutta la marina francese, e Napoleone si trova padrone e prigioniero dell'Egitto.
Nel frattempo la Russia, alleatasi con l'Inghilterra, penetrava in Italia e restaurava gli antichi governi. Anche la repubblica partenopea cadeva, e tutti i capi repubblicani venivano uccisi o imprigionati.
1799: i giacobini riportano una netta vittoria elettorale, ma la borghesia, guidata da Sieyes, compie un colpo di stato.
Il 18 brumaio del 1799 il Direttorio cessava di fatto di esistere. Napoleone si presentava quindi per chiedere che la Costituzione venisse abolita, ma veniva accolto come un traditore. Il fratello Luciano Bonaparte si assicurò quindi che le forze armate lo aiutassero e Murat diede l'ordine di sgomberare l'assemblea con la forza. La Repubblica dell'anno III finiva con una fuga dei deputati dai banchi delle aule.