giovedì 24 gennaio 2008

Galielo, Bacone, Cartesio

GALILEO

Segni particolari:
Difende l'autonomia della scienza da ogni ingerenza esterna.
Ha una grande stima per Aristotele, di cui si ritiene discepolo ben più di chi si dichiara aristotelico e ha la pretesa di studiare la natura sui libri, seguendo un dogmatismo antiscientifico.

Indipendenza scienza - teologia:
Dio parla in due libri: nel libro della scrittura e nel libro della natura. Tra questi due luoghi di rivelazione non ci può essere contrasto: se c'è, è a causa di un'interpretazione erronea.
Se il contrasto riguarda una verità di fede, l'interpretazione sbagliata è della natura. Se il problema è fisico, bisogna invece rivedere la Scrittura, perchè il linguaggio è antropomorfico, cioè adatto a far comprendere agli uomini semplici ciò che Dio vuole rivelare. Non può quindi essere interpretata alla lettera, poiché usa un linguaggio metaforico. Lo scopo della Bibbia non è scientifico, ma salvifico ("come si vadia al cielo, non come vadia il cielo").

Il metodo matematico-sperimentale:
Galileo usa il metodo matematico sperimentale: si ricerca la causa del fenomeno naturale, si formulano ipotesi al riguardo, si prova con esperimenti (ovvero riproduzioni artificiali di un fenomeno naturale eliminando le interferenze). Se l'esperimento conferma l'ipotesi, questa diventa teoria che, se formulata in modo matematico, è in grado di spiegare tutti i casi possibili del fenomeno naturale dato.
Quindi:
ricerca della causa di un fenomeno--> formulazione di ipotesi --> prova con esperimenti --> formulazione di una teoria in termini matematici --> applicazione della teoria a tutti i casi del fenomeno dato



BACONE

Segni particolari:
Vive in età elisabettiana, è entusiasta dell'epoca moderna, polemico contro la cultura di erudizione e speculazione, le scienze occulte, l'ipse dixit aristotelico.
Accusa la scolastica di immobilismo.
La ricerca scientifica è in continuo progresso, ma non è solitaria, bensì comunitaria, come già diceva Aristotele. La ricerca esige collaborazione e comunicazione; Bacone è quindi contrario al nazionalismo culturale: la cultura dev'essere cosmopolita, universale.

Finalità del sapere:
Il sapere deve avere una finalità pratica: il dominio sulla natura. La conoscenza deve partire dal desiderio di piegare la natura ai proprio fini, ma la natura si domina con l'ubbidienza, non forzandola, poiché l'ignoranza delle cause rende impossibile risalire all'effetto. Bisogna "estendere i confini dell'impero umano a ogni cosa possibile".
La storia è un progresso verso nuove conoscenze che porteranno la felicità all'uomo.
Più l'uomo conosce, più progredisce: il male è quindi assenza di conoscenza.

Il metodo induttivo:
Si distacca da Aristotele per quanto riguarda il metodo di conoscenza: secondo Bacone il metodo deduttivo non è scientifico. Il sillogismo non fa progredire e non ha valore euristico, perchè si dimostra solo ciò che già si sa nella premessa minore.
Il metodo da usare è quello induttivo, con il quale dal particolare si giunge all'universale. Aristotele applicava però questo metodo in modo sommario, limitandosi ala numerazione dei casi particolari, mentre va applicato secondo la legge della gradualità.
Per spiegare il giusto metodo, Bacone ricorre ad una metafora:
Le formiche ammassano per consumare, e sono come i filosofi empiristici, che prendono solo dal mondo dell'esperienza.
I ragni producono la tela a partire da loro stessi, senza necessità esterne, e sono come i razionalisti (o innatisti), secondo i quali la conoscenza è già dentro di noi.
Le api traggono invece la sostanza dall'esterno per poi elaborarla: applicano nel modo giusto il metodo induttivo, che parte dall'esperienza per elaborarla con l'intelletto.
Sia le qualità primarie che le qualità secondarie aristoteliche sono conoscibili, fino ad arrivare all'essenza, ma la realtà non è conoscibile attraverso la matematica: ancora aristotelico, Bacone pensa si possa arrivare all'essenza metafisica. Il processo conoscitivo deve partire dall'esperienza (segno di modernità), ma la realtà è ancora qualitativa e non quantitativa (segno di antichità).

Gli Idoli:
Per applicare perfettamente il metodo induttivo bisogna però liberarsi dai pregiudizi (idola): falsi concetti che ostacolano il nostro processo conoscitivo.
La libertà consiste nella liberazione da vincoli esterni.
Gli errori concettuali sono i limiti intrinseci della natura umana, e sono propri sia dei sensi che dell'intelletto.
Idoli della Tribù: l'intelletto schematizza, supponendo un ordine che non ha corrispondenza nella realtà. I sensi non bastano per capire le forze che muovono la natura.
Idoli della Caverna: derivano dall'educazione, e sono i pregiudizi personali, come se ogni uomo avesse al suo interno una caverna che rifrange e distorce il lume della natura.
Idoli del Mercato: derivano dall'inopportuna attribuzione dei nomi alla realtà. Dipendono quindi dal linguaggio.
Idoli del Teatro: sono propri delle dottrine filosofiche e scientifiche, che rappresentano mondi fittizi bloccando la vera ricerca.

Bacone vuole quindi indurre l'uomo ad un animo critico: solo liberandoci dagli idoli possiamo applicare validamente il metodo induttivo.
La verità è quindi figlia del tempo, non dell'autorità.



CARTESIO

Segni particolari:
E' considerato il fondatore del pensiero moderno.
Studia in gioventù dai gesuiti, ma non è soddisfatto della sua cultura. Contesta tutto ciò che ha studiato, affermando che niente gli dà certezza: è bene conoscere gli antichi, ma non bisogna perdere di vista la realtà; poesia ed eloquenza sono doti naturale, quindi è inutile studiarle; la matematica è utile, ma non si utilizza mai nel modo corretto; la filosofia serve a poco per dare certezze; le scienze occulte sono un insieme di superstizioni.

Il metodo:
Per arrivare all'essenza delle cose bisogna utilizzare l'induzione.
Il metodo matematico-sperimentale non va applicato solo alla natura, ma a tutta la conoscenza, poiché tutta la realtà si basa sulla matematica, e dev'essere esclusivo: tutto ciò che non è riconducibile alla matematica non è conoscenza ma irrazionalità, mistero, magia, superstizione.
C'è un solo livello della ragione, ed è quello della matematica.
La matematica è una scienza basata su assiomi indimostrabili da cui si deducono teoremi. Gli assiomi sono intuiti, i teoremi sono dedotti.
La ragione può quindi conoscere tutta la realtà in modo deduttivo, ovvero deducendo il reale da principi innati.
La natura, così come il corpo, non è più vista come un tutto, ma come un insieme di parti collegate secondo rapporti quantitativi. Questi rapporti sono fondati sulla necessità, quindi sono ricostruibili: dalla causa si può arrivare all'effetto e dall'effetto risalire alla causa.
Le regole del metodo sono quattro:
1) L'evidenza: bisogna evitare qualsiasi concetto che non sia evidente, cioè che non sia chiaro e distinto. Il concetto dev'essere limpido e non avere margini di confusione con altri concetti. Se un concetto è evidente, è certo.
2) L'analisi: le idee complesse vanno scomposte nelle loro componenti per arrivare a concetti semplici ed evidenti.
3) La sintesi: le idee semplici vanno collegate per ricostruire l'idea complessa. Dalle conoscenze più semplici si passa gradatamente alle più complesse.
4) L'enumerazione: bisogna controllare che il procedimento sia corretto, non abbia errori.

Il dubbio e il cogito ergo sum:
Il metodo funziona solo se lo si fa passare attraverso il filtro del dubbio, che dev'essere metodico. Inoltre, il dubbio è iperbolico: comprende e non può non comprendere tutto lo scibile umano. Non si può essere certi di nulla, e neanche il dubbio sfugge al dubbio.
I sensi ingannano: le impressioni sensibili, pur sembrando indubitabili, non lo sono, come si può verificare nei sogni.
Le verità matematiche sono dotate di maggior evidenza, ma anche loro sono sospette: appaiono sempre uguali, ma nessuno può avere la certezza di non ingannarsi sempre.
In noi è intrinseco infatti anche un "genio cattivo": l'intelletto è fallibile.
Il dubbio è quindi totale, iperbolico, di fondo: non posso essere certo di arrivare ad idee chiare e distinte.
Di una cosa, però, è impossibile dubitare: del pensiero che dubita, del cogito. Se dubito, penso. Se penso, sono. COGITO ERGO SUM. Il "genio cattivo" non mi può ingannare: se sono ingannato, sto pensando. E' un postulato di per sé evidente, quindi è oggetto di intuizione e non di deduzione.
Il pensare e l'essere sono strettamente collegati: è l'inizio del pensiero moderno, in cui il centro è il soggetto che conosce, non la realtà da conoscere.
Posso conoscere solo la rappresentazione che io mi faccio della realtà: conosco solo il mio contenuto di pensiero. Conosco, quindi, la mia soggettività pensante.
Sum res cogitans, sono una realtà pensante. La res cogitans è l'anima, l'uomo si identifica quindi con la sua anima pensante.

Le idee:
Il contenuto del mio pensiero è l'idea, ovvero la rappresentazione soggettiva della realtà, l'oggetto in quanto contenuto nel mio pensiero. Le idee sono però di tre tipi:
1) Innate
2) Avventizie (ab venio), ovvero venute dall'esterno (esperienza)
3) Fittizie o fattizie (fingo o facio), ovvero formate da me stesso (come l'ippogrifo o la chimera)

Dualismo cartesiano:
Accanto alla sostanza pensante, che costituisce l'io, si deve ammettere una sostanza corporea, la res extensa.
La res cogitans è inestesa, consapevole e libera.
La res extensa è spazialie, inconsapevole e meccanicamente determinata dall'alto.
Tra queste due sostanze c'è un rapporto scambievole: è la ghiandola pineale (l'epifisi), che unifica le sensazioni che vengono dalla res extensa e le trasmette alla res cogitans.

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