giovedì 22 novembre 2007

Sistema circolatorio, sistema respiratorio, tessuto epiteliale, tessuto connettivo

IL SISTEMA CIRCOLATORIO

Funzioni:
- trasporto dell'ossigeno e del diossido di carbonio
- distribuzione dei prodotti della digestione
- trasporto di rifiuti e prodotti tossici
- distribuzione degli ormoni
- regolazione della temperatura corporea
- controllo delle perdite di sangue
- difesa contro batteri e virus

Il cuore:
E' diviso in due pompe, a loro volta divise in un atrio e un ventricolo.
La pompa destra serve per la circolazione polmonare: il sangue povero di ossigeno arriva all'atrio destro, si riversa nel ventricolo destro, la cui contrazione lo spinge nelle arterie polmonari.
La pompa sinistra serve per la circolazione sistematica.
L'alternanza della contrazione e del rilassamento delle cavità cardiache costituisce il ciclo cardiaco. La fase di contrazione ventricolare e atriale è detta sistole.
Il rilassamento di tutte le camere è chiamato diastole.
Perchè il sangue si muova solo nella direzione corretta il sistema circolatorio è dotato di valvole unidirezionali:
- valvola tricuspide, tra atrio e ventricolo destri
- valvola bicuspide, tra atrio e ventricolo sinistri
- due valvole semilunari tra il cuore e l'aorta e tra il cuore e l'arteria polmonare
La contrazione del cuore è avviata e coordinata dal nodo senoatriale (nodo SA), situato nella parete dell'atrio destro: regola il ritmo autonomamente rispetto al sistema nervoso. Il nodo atrioventricolare (nodo AV) rallenta l'impulso dato dal nodo SA permettendo agli atri di completare il passaggio del sangue prima che i ventricoli si contraggano. Se il ritmo non è regolato, si ha la fibrillazione.
La frequenza cardiaca è anche influenzata dal sistema nervoso e dagli ormoni.

Il sangue:
E' un tessuto fluido formato da plasma e cellule specializzate. Il plasma è composta da acqua in cui sono disciolte proteine, sali, sostanze nutritive e di rifiuto. Le principali proteine sono le albumine (funzione osmotica), le globuline (trasporto grassi e processi immunitari) e il fibrinogeno (coagulazione).
I globuli rossi (o eritrociti) sono a forma biconcava, che garantisce una superficie maggiore rispetto alla forma sferica e trasportano l'ossigeno. Il colore rosso è dato dall'emoglobina, che raccoglie l'ossigeno e lo cede ai tessuti del corpo che ne hanno bisogno. Una parte dell'emoglobina si lega poi al diossido di carbonio e lo porta ai polmoni. I globuli rossi sono prodotti dal midollo rosso delle ossa: durante la loro formazione, perdono il nucleo, e non si possono quindi riprodurre. I globuli rossi morti vengono smaltiti dal fegato e dalla milza che ne recuperano il ferro. La produzione di globuli rossi è sollecitata da un ormone chiamato eritropoietina.
Il gruppo sanguigno è dato da una glicoproteina che può essere di tipo A o B. Nel plasma di ogni individuo sono invece presenti anticorpi atti ad individuare glicoproteine di tipo diverso rispetto a quelle contenute nel proprio sangue. In caso di trasfusione di sangue con diversa glicoproteina, gli anticorpi entrano in azione causando l'agglutinazione (agglomerazione) dei globuli rossi trasfusi e determinando l'ostruzione dei vasi sanguigni. Un altro tipo di proteina contenuta nei globuli rossi è il fattore Rh.
I globuli bianchi, (o leucociti) sono provvisti di nucleo e vengono prodotti dal midollo osseo. Hanno una funzione difensiva e si dividono in diversi tipi. I monociti e i neutrofili si spostano tramite i capillari nel luogo in cui si trova una batterio. I monociti danno quindi origine ad una cellula ameboide detta macrofago che, assieme ai neutrofili, ingloba il batterio per fagocitosi. In questo modo, i globuli bianchi muoiono e si accumulano, formando una sostanza biancastra detta pus. I basofili e gli eosinofili producono composti anticoagulanti e intervengono nelle reazioni infiammatorie.
Le piastrine, prive di nucleo, sono frammenti di megacarioti (grosse cellule presenti nel midollo osseo) e sono essenziali per la coagulazione. Quando arrivano in contatto con una superficie irregolare vi aderiscono e si accumulano, otturando la lacerazione, se è piccola. Se la lesione è più grande, interviene un enzima chiamato trombina, che produce molecole di fibrina, che si intreccia dando origine ad una ragnatela che immobilizza la porzione fluida del sangue.
I vasi sanguigni sono, dall'uscita del cuore, arterie, arteriole, capillari, venule, vene.
Le arterie, alla contrazione dei ventricoli, si dilatano; il sangue passa poi alle arteriole, che a loro volta si diramano in capillari, collegati alle arteriole atraverso anelli di tessuto muscolare detti sfinteri precapillari. I capillari hanno lo spessore di una cellula; la pressione al loro interno causa una fuoriuscita di liquido dal plasma: questo liquido prende il nome di liquido interstiziale, e si trova intorno ai capillari: bagnando tutte le cellule, il liquido permette lo scambio di materiale tra il sangue dei capillari e le cellule circostanti. Il flusso del sangue nelle vene è facilitato dalla contrazione dei muscoli scheletrici e indirizzato da valvole unidirezionali.

TESSUTO EPITELIALE

Riveste il corpo e le sue cavità e forma le ghiandole. Ha funzione di barriera selettiva ed è composto da cellule, disposte in uno o più strati, che aderiscono tra loro saldamente tramite giunzioni e si rinnovano continuamente.
Alcuni tessuti epiteliali si introflettono durante lo sviluppo dell'organismo, formando ghiandole endocrine ed esocrine.
Le ghiandole esocrine rimangono in contatto con l'epitelio tramite un piccolo canale chiamato dotto escretore (ghiandole sudoripare, salivari, sebacee...).
Le ghiandole endocrine si distaccano dall'epitelio; il loro prodotto principale è costituito dagli ormoni.

TESSUTO CONNETTIVO

Costituisce: derma, tendini, legamenti, cartilagini, ossa, sangue, linfa.
Le cellule sono circondate da una grande quantità di sostanze extracellulari secrete dalle cellule medesime. Tutti i tessuti connettivi, sangue escluso, sono intessuti di filamenti fibrosi composti da collagene. Il tessuto connettivo fa da supporto al tessuto epiteliale e contiene i capillari e la linfa che nutrono l'epitelio.
La cartilagine è composta da cellule molto distanziate tra loro immerse nel collagene.
L'osso è una cartilagine irrobustita da depositi di fosfato e carbonato di calcio. Le cellule ossee (osteociti) vengono circondate da strati concentrici di collagene che delimitano un canale centrale attraversato da vasi sanguigni: ciascun insieme di strati concentrici con il proprio canale è detto osteone.
La linfa è un fluido necessario al trasporto al sangue di particelle di grasso provenienti dall'intestino tenue.

SISTEMA RESPIRATORIO

Naso o bocca ---> faringe ---> epiglottide ---> laringe ---> trachea ---> due bronchi ---> molti bronchioli ---> moltissimi alveoli

Tra la faringe e la laringe si trova l'epiglottide, un lembo di tessuto cartilagineo che regola il passaggio dell'aria.
All'interno della laringe si trovano le corde vocali, lamine di tessuto elastico che vibrano al passaggio dell'aria.
La parete della trachea è rinforzata da anelli cartilaginei incompleti.
Durante il percorso l'aria viene riscaldata e inumidita, e si libera dalle particelle di polvere e dai batteri, che rimangono intrappolati nel muco secreto dalle cellule che rivestono l'epitelio dei bronchioli, dei bronchi e della trachea. Il muco è sospinto verso l'alto da cellule provviste di ciglia con un battito sincronizzato.
Gli alveoli sono avvolti da un fittissimo intreccio di capillari.
Esternamente ai polmoni si trova la cavità toracica, che ha il compito di proteggerli, al di sotto della quale si torva il diaframma, un muscolo a forma di cupola. Il torace e i polmoni sono rivestiti da un doppio strato membranoso, chiamato pleura.
Con l'ispirazione, il diaframma si contrae e si appiattisce, e i muscoli intercostali sollevano le costole: insieme alla cavità toracica si espandono anche i polmoni, che aderiscono alla parete interna del torace per mezzo delle pleure. Completata l'espirazione, nei polmoni rimane una quantità d'aria sufficiente a impedire che gli alveoli si affloscino.
Il ritmo di respirazione è automatico, ma i muscoli sono volontari e la loro contrazione è stimolata da impulsi generati dal centro respiratorio che si trova nel midollo allungato. Sono inoltre presenti recettori nelle pareti dell'aorta e nelle carotidi che segnalano al centro respiratorio un abbassamento del livello di ossigeno.

giovedì 8 novembre 2007

Da Agostino a Tommaso

LA FILOSOFIA MEDIEVALE

Si divide in due scuole:
Patristica (I secolo - V secolo): la ragione è vista dalla fede.
Scolastica (V secolo - XIV secolo): i contenuti della ragione vanno esplorati in relazione alla fede.

La ragione è ciò che apre l'uomo alla totalità.
La fede può essere la risposta positiva dell'uomo alla chiamata di Dio, riconoscere in qualcuno un'autorità e ritenerlo degno di fiducia, dalla fides latina, o un'adesione irrazionale e cieca. Nel secondo caso si sfocia facilmente nel fanatismo.
Queste due visioni vengono in contatto attorno al primo secolo, e da questo sorgerà il medioevo.


AGOSTINO
Vita: Patristica latina. Nasce in Algeria, studia a Cartagine. Conduce in gioventù una vita dissoluta, ha un figlio. Studia retorica e si avvicina alla filosofia. A Milano conosce Ambrogio, da cui si fa battezzare.
Temi: La filosofia è ricerca: che senso ha la vita?
Nell'uomo c'è un dramma: cosa vuole Dio da lui?
Scettici: Critica agli scettici in tre punti:
- se dubito esisto
- se non c'è verità, questa è una verità
- non si può desiderare la verità e negare la possibilità di conseguirla
Conoscenza: L'animo umano è una mente inquieta, mutevole, quindi serve qualcosa che spieghi questo mutamento: Dio. Dio è dentro l'uomo, ne illumina l'anima evitando il mutamento. Dio è ciò che c'è di più intimo dell'uomo.
La conoscenza arriva per illuminazione divina: è un sostegno continuo che Dio dà alla ragione umana. Dio è maestro interiore.
Creazione: Dio è creatore. Crea dal nulla: senza Dio, il mondo non sarebbe nulla. Creare: dare l'essere.
Dio ha le idee dentro di sè, le idee platoniche sono per Agostino il pensiero di Dio. Non c'è un prima e un dopo, c'è un presente continuo. Dio crea per volontà libera.
Tempo: Per Aristotele il tempo era la misura del movimento secondo un prima e un poi, ed era misurato dall'anima. Agostino afferma invece che il tempo è non essere, non ha struttura ontologia, è una distensione dell'anima. Misurare il tempo significa misurare l'impressione delle cose al loro passaggio. Il tempo esiste solo nell'intimo della nostra coscienza, che si distende nel passato e nel futuro e li rende presenti a sé stessa. Le dimensioni del tempo sono quindi tre forme del presente all'interno della nostra anima: il passato è presente sotto forma di memoria, il presente è tale in quanto attenzione e il futuro è presente in quanto attesa.
Rapporto fede-ragione: Fede e ragione si completano, perchè entrambe tendono allo stesso fine, a Dio: credo ut intelligam, intelligo ut credam.
La fede fornisce l'orizzonte delle verità, ma interroga la ragione, chiede di essere approfondita. Fede e ragione, quindi, non si contraddicono, essendo entrambe strumenti di conoscenza.
Il male: Se Dio è causa del mondo, ed è bene sommo, come si spiega il male? In un primo tempo Agostino è manicheo, ma con il tempo trova il pensiero troppo deresponsabilizzante. Convertitosi, sostiene che se Dio ha creato il mondo, il creato non può essere male. Quindi soltanto il bene ha una dimensione ontologica, il male non è. Il male è mancanza di essere, quindi mancanza di bene. Il male si può definire soltanto in negativo. Esistono tre tipi di male:
- metafisico: ogni creatura è finita, limitata. C'è un ordine gerarchico della realtà ontologica. C'è un bene ontologico posseduto da ciò che è in quanto è. Quindi il male metafisico è dato dalla non pienezza dell'essere.
- fisico: poiché abbiamo un limite intrinseco e viviamo nel tempo abbiamo un male fisico.
- morale: deriva dal peccato originale. E' il peccato, ovvero distogliersi da Dio per rivolgere la propria attenzione alle creature facendo di una creatura un Dio: aversio a Deo, conversio ad creaturam.
La predestinazione: Dio stabilisce il destino degli uomini, stabilendo chi, grazie alla fede, si salverà, e chi sarà dannato. Ciò non significa che Dio induce a compiere il male, ma semplicemente che chi è privo della sua benevolenza non può non peccare. Nasce così la dottrina della predestinazione (si è destinati o no a ricevere la grazia divina), che non può però essere intesa come incentivo al disimpegno, poiché gli uomini non possono conoscere il loro destino ultimo.
Le due città: C'è una visione unitaria della storia, che parte dalla creazione e arriva ad un evento finale ultraterreno che dà un significato a tutto il percorso precedente. Esistono due città: la città terrena e la città celeste, ovvero quella dei malvagi e quella dei buoni. Dopo la venuta di Cristo, le due città si sono trovate a coesistere nello stesso posto. Entrambe aspirano al bene, ma la città celeste aspira al bene eterno, mentre quella terrena alla tranquillità. Il ruolo dei governanti è quindi insieme positivo e negativo: da una parte essi garantiscono la stabilità e l'ordine dei malvagi, dall'altra non promuovono il bene eterno. Le due città si uniranno alla fine dei tempi, quando i buoni andranno con i buoni e i malvagi con i malvagi.


PIER DAMIANI:
"La filosofia è ancella delle teologia": non le è secondaria, come qualcuno ha detto, ma strettamente necessaria.


ANSELMO
Rapporto fede-ragione: Ragione e fede sono complementari perchè puntano allo stesso fine. La fede interroga l'intelletto, chiedenodgli di esplorare le ragioni della fede. Quindi la fede non è irrazionale. Tra ragione e fede c'è armonia naturale, perchè sono entrambe doni di Dio.
Dimostrazione a posteriori dell'esistenza di Dio: L'esistenza di Dio si può dimostrare a partire dall'esperienza, ed esistono quattro argomenti:
- noi desideriamo le cose buone, che per essere tali implicano un essere perfettamente buono
- noi partecipiamo a cose di diversa grandezza, che implicano un essere grande al massimo grado
- le singole realtà esistono per qualcosa, quindi implicano un essere che esita per se stesso
- esistono diversi gradi di perfezione, quindi deve esserci un essere perfettissimo
Dimostrazione a priori dell'esistenza di Dio: tutti noi abbiamo la concezione di Dio dentro di noi, a priori, quindi gli atei non esistono. Il fatto che io pensi Dio implica la sua esistenza. Dio è colui il quale non posso pensare nulla di più grande. L'esistenza di Dio è inerente alla sua essenza in quanto pensato. Da ciò che ho dentro deduco quello che c'è fuori, ma questo vale solo per Dio. L'ateo si contraddice necessariamente, poiché dimezza Dio. Se colui il quale non esiste nulla di più grande esiste solo nella mia anima, Dio è dimezzato.
Il libero arbitrio: Nell'azione l'uomo ha piena libertà, ma ciò non contrasta con la prescienza divina, la quale conosce da sempre tutto, quindi anche la libertà umana e gli atti che da essa derivano.


SECONDA FASE DELLA SCOLASTICA
XIII culturale, quello culturalmente più intenso di tutto il medioevo. In Europa arrivano le opere di Aristotele: si rompe l'equilibrio tra fede e ragione. Aristotele ha infatti una concezione del mondo basata sulla ragione, senza nessun segno di divino, a partire da una considerazione positiva dell'universo, che ha una realtà ontologica. Bisogna partire dall'esperienza.
Gli averroisti sostengono la dottrina della doppia verità: se ragione e fede giungono a due verità opposte, entrambe sono vere.
Buonaventura da Bagnoregio (francescano)
Tommaso d'Aquino (domenicano)


TOMMASO D'AQUINO
Rapporto fede-ragione: Fede e ragione sono in armonia: la fede è ciò che illumina le entità soprannaturali, la ragione indaga sulla natura, sull'esperienza. Ciò che non è riconducibile alla ragione, perchè la supera, non per questo le è contrario. Le verità di fede trascendono la ragione: non sono irrazionali, ma possono essere ragionevoli. Tra verità sovrannaturali e realtà naturali c'è un'area di mezzo che si fede che ragione possono aiutare a capire: i preambula fidei, verità sovrannaturali che l'uomo con la ragione può conoscere per aiutarsi ad accogliere in modo più maturo le verità di fede sovrarazionali.
L'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima, ad esempio, sono dati di fede, ma anche la ragione può proporre elementi logici per dimostrare che sono ragionevoli. La ragione predispone l'uomo ad accettare più ragionevolmente un dato di fede. Per spiegare, la ragione può ricorrere ad analogie, similitudini. Inoltre, la ragione può argomentare contro chi contrasta le verità di fede, ovvero ha un ruolo dialettico.
L'esistenza di Dio non è dimostrabile a priori, attraverso una prova ontologica: l'essenza di Dio pensata rimane pensiero, non implica il suo essere come sosteneva Anselmo. L'essenza di Dio non può essere compresa dall'intelletto, che è limitato: la conoscenza non può che partire dall'esperienza.
Conoscenza, intelletto, ratio: Dentro di noi ci sono i principi primi aristotelici (a uguale a, a diverso da non a), intrinseci nell'intelletto. L'intelletto è la facoltà dell'uomo che ha presente naturalmente i principi primi, non li trae dall'esperienza. L'impegno alla conoscenza è invece la ragione discorsiva, la ratio, che consente di discorrere, dedurre, passare da un termine all'altro. La conoscenza parte dall'esperienza, e questo vale anche per Dio.
Creazione: Si parte dalla struttura fisica e metafisica del mondo sensibile. Fisica: tempo e divenire. Metafisica: l'universo, che è fatto di sostanze (lo dice Aristotele) è creato, quindi dipende totalmente da Dio. Senza l'atto creativo la realtà sarebbe nulla. La creazione è dare l'essere alle cose (creatio ex nihilo). La creazione è un concetto metafisico, spiega il perchè della realtà, non il come, quindi non è assolutamente in contrasto con l'evoluzione.
La realtà ha l'essere perchè l'ha ricevuto da Dio: la creatura quindi partecipa all'essere primo che è Dio.
Le cinque vie: Esistono cinque vie per dimostrare l'esistenza di Dio:
- movimento: ogni movimento suppone una causa, nell'universo tutto si muove, quindi serve un primo motore (motore immobile aristotelico)
- causa-effetto: tutto è effetto di qualcosa, serve una causa prima
- mutamento: le cose mutevoli sono contingenti, sono ma possono non essere, quindi non hanno la ragione del loro essere in loro stesse, ma in virtù di qualcosa di necessario. Il necessario è "ciò che gli uomini chiamano Dio"
- perfezione: le cose create possiedono una maggiore o minore perfezione, serve un riferimento assolutamente perfetto
- armonia: i fenomeni si succedono secondo un ordine che riguarda anche ciò che è privo di intelligenza: questo presuppone un'intelligenza superiore rivolta ad un fine.
Politica: Gli uomini sono animali sociali: la ragione porta l'uomo ad aprirsi a tutta la realtà. Lo stato sorge naturalmente, è spontaneo.

lunedì 29 ottobre 2007

Il sacco di Roma (1527)

Papa Clemente VII (Giulio de Medici), facendo forza sulla guerra che divide Francesco I di Valois, re di Francia, e Carlo V d'Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, si fa promotore di una lega anti-imperiale, la Santa Lega di Cognac.
La Lega, dal punto di vista papale, aveva lo scopo di difendere lo Stato Pontificio dalle mire di Carlo V che, una volta penetrato nell'Italia settentrionale, sarebbe sceso fino a Roma con l'intento di unificare la penisola.
L'imperatore tentò in un primo tempo di ristabilire pacificamente l'alleanza con il Papa, ma, al rifiuto di questi, decise di intervenire militarmente.
Non potendo procedere di persona, essendo impegnato su altri fronti, scatenò contro il Papa la famiglia dei Colonna, da sempre nemica dei Medici.
Il cardinale Pompeo Colonna sguinzagliò quindi i suoi soldati nella città pontificia e mise la corte papale sotto assedio: per liberarsi, Papa Clemente VIII dovette abiurare la Lega Santa e promettere l'alleanza a Carlo V.
Una volta libero, però, il Papa non mantenne fede al patto e chiamò in suo aiuto Francesco I di Francia.
L'imperatore decise quindi l'intervento armato contro lo Stato Pontificio, e inviò a Roma un contingente di lanzichenecchi, teoricamente comandate da un generale tedesco, che dovette però ritirarsi a guerra appena iniziata.
Il 6 maggio 1527 le truppe lanzichenecchie entrano in Roma, dopo la morte del loro generale: il Papa riesce a salvarsi solo grazie al sacrificio dell'intero corpo delle guardie svizzere, usufruendo di un passaggio segreto che lo porta a Castel Sant'Angelo.
Le truppe lanzichenecchie, rimaste senza comandante e senza paga, si diedero allora al saccheggio sistematico della città, lasciando poi spazio alla peste: a fine anno, a Roma rimaneva un abitante su cinque.
Per fare cessare il saccheggio, Papa Clemente VII acconsentì a versare un ingente somma all'imperatore e abbandonò Roma alla volta di Orvieto.
Tre anni più tardi, Clemente VII incoronava Carlo V imperatore, sigillando una rinnovata alleanza: quest'ultimo si impegnava a sua volta di restaurare il dominio dei Medici a Firenze abbattendo la repubblica.

martedì 9 ottobre 2007

La guerra dei 30 anni

L'impero tedesco non ha unità amministrativa, territoriale e politica, ma è un agglomerato di ducati, principati laici ed ecclesiastici, città libere.

Rodolfo II d'Asburgo trasferisce la capitale in Boemia, e cerca di convertire l'intero impero alla religione cattolica: per la scarsità di impegno politico, viene però presto destituito dal cugino, e mantiene solo formalmente la corona ed il potere sulla Boemia.
I sudditi boemi ne approfittano però per estorcergli nel 1609 la lettera di maestà, che garantisce libertà di culto ai luterani.
Alla morte di Rodolfo, il regno passa a Mattia, che lascia la lettera di maestà alla Boemia in cambio del riconoscimento come suo successore del contro-riformista Ferdinando d'Asburgo, uno dei capi della Lega cattolica.

Alla morte di Mattia la capitale viene riportata a Vienna, lasciando a Praga un comitato di reggenti, che forma un consiglio di governo di maggioranza cattolica e fa chiudere i templi protestanti.
Il 23 maggio 1618 una folla penetra nel castello di Praga e fa precipitare da un finestra tre reggenti (la defenestrazione di Praga): è il via per una vera e propria rivoluzione, i gesuiti vengono espulsi e la nobiltà protestante crea un governo provvisorio.
Durante l'estate, la dieta, pur essendo di maggioranza protestante, elegge a Francoforte Ferdinando come nuovo imperatore, ma contemporaneamente la Boemia lo dichiara decaduto e offre la corona ad un principe calvinista, Federico V duca del Palatinato che nel 1619 fa il suo ingresso trionfale a Praga.

Alleati degli Asburgo: Spagna, Baviera e lega dei principi cattolici.
Alleati della Boemia: Transilvania, Venezia, Olanda e Inghilterra, ma solo la Transilvania manda qualche truppa.

Nel 1620 il duca di Baviera invade la Boemia, sbaragliando i nemici in appena un'ora presso la Montagna bianca. Praga viene abbandonata la saccheggio delle truppe tedesche, mente il ramo spagnolo degli Asburgo assedia il Palatinato.
La corona di Boemia viene dichiarata possedimento ereditario degli Asburgo.
Nel 1622 viene espugnata Heidelberg, la capitale del Palatinato, e la guerra si sarebbe potuta dire conclusa, se Ferdinando II non avesse deciso di sequestrare a Federico V ("re di un inverno") tutte le terre e di togliere al Palatinato il titolo di elettore a favore della Baviera.

Nel 1624 il re di Danimarca, il protestante Cristiano IV, si prepara a intervenire contro gli Asburgo alleandosi con i principi protestanti tedeschi. Nel frattempo, la Spagna riapre le ostilità con le Province Unite.
Le truppe danesi vengono più volte sconfitte e, dopo la battaglia di Lutter, la Danimarca è costretta a firmare la pace a Lubecca.
Forte di questo, Ferdinando II emana un editto che prevede la restituzione di tutti i beni cattolici sequestrati: gli stati europei non tardano a vedere il pericolo di una monarchia accentratrice tedesca.

Nel 1630 le truppe svedesi, guidate dal re Gustavo Adolfo, sbarcano sulle coste della Pomerania, e, ottenuta un'alleanza con la Sassonia, riportano una netta vittoria sull'esercito imperiale presso Lipsia.
Nel 1632 gli svedesi riportano una nuova vittoria a Lutzen, ma il re rimane ucciso in battaglia e diventa regina la piccola Cristina.
Nel 1635 le truppe svedesi sono infine sconfitte a Nordlingen e costrette a firmare la pace a Praga.

Nel 1635 il primo ministro francese Richelieu dichiara guerra ad entrambi i rami della dinastia asbrugica (spagnolo e tedesco) ed offre il proprio aiuto ai principi protestanti tedeschi ed alle Province Unite.
Nel 1643 i francesi ottengono una grossa vittoria contro gli spagnoli presso Rocroi, mentre le truppe svedesi e francesi penetrano in Baviera e Boemia.

Nel 1648 in Westfalia vengono firmati due diversi trattati di pace, il primo tra l'imperatore e la Francia, il secondo tra i principi tedeschi, l'imperatore e la Svezia.
La pace di Westfalia sancisce:
- l'assegnazione della Pomerania alla Svezia e la sua entrata nella dieta
- l'entrata della Danimarca nella dieta
- la conquista di alcune città renane e di buona parte dell'Alsazia da parte della Francia
- la perdita di autorità da parte dell'imperatore, sempre più assoggettato alle volontà dei singoli principi
- la restituzione del titolo di elettore al Palatinato, che però non viene tolto alla Baviera: il collegio imperiale passa così a otto membri.

La guerra tra Francia e Spagna non terminerà invece fino al 1659.

martedì 2 ottobre 2007

Fisica: definizioni generali

La fisica si occupa di tutto ciò che nei vari fenomeni può essere determinato quantitativamente.

Metodo sperimentale:
  1. osservazione del fenomeno
  2. scelta delle grandezze fisiche
  3. forumlazione di ipotesi
  4. esperimento controllato per la verifica delle ipotesi
  5. formulazionel della legge sperimentale
  6. formulazione di una teoria
Una teoria è un insieme di principi che permettono di interpretare dati e prevedere fenomeni.

Le grandezze fisiche devono essere trovate attraverso gli strumenti usati per misurarle; bisogna perciò dare una definizione operativa:
descrizione degli strumenti da usare e del procedimento da seguire per la misura della grandezza stessa.

Tempo (secondo, s): bisogna fare riferimento a fenomeni periodici.
Inizialmente l'86.000-esima parte di un giorno solare medio, poi il periodo durante il quale avvengono 9 miliardi di oscillazioni in un orologio al cesio.

Lunghezza (metro, m): decimilionesima parte della distanza tra il Polo Nord e l'equatore lungo il meridiano che passa per Parigi, poi la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un 300.000.000-esimo di secondo (visto che la velocità della luce è costante).

Massa (kilogrammo, kg): uguale alla massa del campione di platino-iridio conservato al Museo dei Pesi e delle Misure di Sévres.



Ordine di grandezza
: la potenza di 10 che meglio approssima il numero da esprimere.

Misura diretta: confronto diretto di una grandezza con l'unità campione.
Misura indiretta: valore ricavato utilizzando una relazione analitica tra diverse grandezze.

Taratura: uno strumento è tarato quando c'è corrispondenza tra la sua risposta e il valore della grandezza da misurare.

Caratteristiche degli strumenti:
  1. Sensibilità: variazione minima della grandezza apprezzabile
  2. Portata o fondo scala: massimo valore della grandezza
  3. Precisione: differenza minima o nulla al ripetersi della misurazione
  4. Prontezza: rapidità di risposta alla variazione della grandezza

Errori di misura:
  1. Errore di sensibilità: dipende dalla sensibilità dello strumento adoperato. Si sceglie la metà dei valori di sensibilità (es: 0,5 cm) e si segna: L=(y +/- 0,5) cm
  2. Errore casuale: molteplicità di cause non individuabili
  3. Errori sistematici (sempre per difetto o per eccesso): dati da problemi nello strumento e facilmente individuabili. Un classico errore sistematico è l'errore di parallasse, che dipende dalla posizione assunta dall'osservatore nei confronti dello strumento.
Per una buona riuscita dell'esperimento, bisogna verificare le misurazioni più volte per poi trovare una misura che si avvicini meglio alla realtà, eliminando il più possibile i vari errori.
Il primo metodo è quello della media matematica tra le varie misurazioni effettuate, calcolando anche la semidispersione come errore massimo.
Semidispersione: 1/2(massima misura - minima misura)
A questo punto, la grandezza ottenuta sarà la media +/- la semidispersione.

lunedì 1 ottobre 2007

La rivoluzione industriale (appunti dettati)

L'importanza delle scoperte tecniche (metà XVIII sec., Inghilterra):
processo di sostituzione del lavoro manuale con le macchine, prima nell'industria del cotone poi in quella della lana. Infatti, per mezzo dell'invenzione della navicella volante di Kay, un tessitore aveva raddoppiato la quantità di lavoro giornaliera (cfr. libro pag. 243 - 244).

Rivoluzione od evoluzione?
Potrebbe sembrare, quindi, che queste invenzioni di nuove macchine avessero dato origine alla rivoluzione industriale, e di questo parere fu Karl Marx, che dedicò il XV capitolo de "Il Capitale" al "macchinismo e la grande industria". Egli individua anche nella manifattura la base della grande industria, in quanto le grandi invenzioni di Ankwright e di Watt non si sarebbero potute applicare se il periodo manifatturiero non avesse prodotto "un gran numero di abili operai meccanici".
Il termine "rivoluzione industriale" che adopera Marx era già stato adoperato da John Stuart Mill nel 1848 e nel 1844 da F. Engels nel "Le condizioni della classe operaia in Inghilterra", e poi fu fatto entrare nell'uso comune da Toynbee, che, nel 1884, pubblicò le "Lectures on the industrial Revolution in England". Anche per il Toynbee le origini della rivoluzione industriale e la sostituzione del sistema della fabbrica al sistema domestico, andavano ricercate in gran parte nelle invenzioni meccaniche della seconda metà del '700, ma egli metteva in rilievo anche altri fattori, come il notevole incremento della popolazione, o la trasformazione, mediante il processo delle recinzioni (enclosures), dei campi aperti medievali nelle moderne e grandi fattorie.
A questi vari aspetti rivolse la sua attenzione anche il Mantoux, con la tendenza però a valutare in modo diverso l'importanza del macchinismo, in quanto, secondo lui, l'invenzione della macchina non era stata fatta d'un tratto e fin dal secolo XVI si erano usate macchine molto ingegnose e talvolta anche molto potenti; d'altra parte, dalla manifattura si passò alla grande industria attraverso modifiche quasi insensibili, sicchè si dovrebbe sostituire la parola macchinismo con un'espressione più larga che dovrebbe indicare il perfezionamento tecnico sotto tutte le forme.
Anche per il Sombart nel passaggio dalla fase precedente dell'industria a domicilio alla succesiva dell'industria capitalistica non ci sarebbe quel distacco che si presuppone quando si adopera la parola rivoluzione. Questa se mai ci fu alla fine del Medioevo, dopo il XV secolo, quando vennero compiuti progressi decisivi nella tecnica dell'industria mineraria e metallurgica; quando il rapido incremento della domanda impose la fabbricazione di prodotti nuovi e perciò l'introduzione di nuovi strumenti di lavoro, come nell'industria tessile; quando, infine, i grandi mutamenti nelle condizioni del mercato cominciarono a impedire all'artigiano l'acquisto diretto delle materie prime e lo misero alle dipendenze del mercante all'ingrosso.

Il take-off o decollo
Una caratteristica essenziale di queste interpretazioni che insistono più sulla evoluzione che sulla rivoluzione è che tendono a mettere nell'ombra le sofferenze e i disagi che il passaggio dal precedente sistema di produzione al successivo generò nelle classi lavoratrici. Basta leggere "La rivoluzione industriale" dell'Ashton per vedere come tutto il lungo processo si sarebbe svolto senza contrasti con il pacifico accordo delle varie classi sociali (sic!).
Il fatto è che veramente questi storici dell'evoluzione non potevano capire tutta la somma di dolori che la rivoluzione industriale aveva portato con sè, e la prima cosa da fare per riacquistare il vivo senso del dramma era quaella di riaffermare l'importanza della frattura operata dalla rivoluzione industriale nel corso dello sviluppo economico tra '700 e '800.
Ciò è stato fatto da Rostow che ha parlato di "decollo in direzione di uno sviluppo che si ottiene da sè" (take-off into self-sustained growth): il decollo è definito come il periodo in cui "in un decennio o due, sia la struttura fondamentale dell'economia, sia la struttura sociale e politica della società vengono trasformate in modo tale che dopo è possibile alimentare regolarmente un ritmo continuo di sviluppo"; oppure il take-off può essere definito in due modi: il primo riguarda il periodo, nella vita di un'economia, in cui, nel tempo stesso, uno o più settori industriali moderni incominca a determinare non soltanto nuove funzioni produttive ma anche effetti che si diffondono su vasta scala; il secondo afferma che, perchè si possa avere il take-off, occorre che un'economia dimostri la capacità di sfruttare gli sviluppi successivi così bene da far emergere nuovi settori-guida. E' questa dimostrazione della capacità di spostare un gruppo di settori-guida ad un altro, che distingue la mancata onda industriale di transizione dal vero take-off.
Tale esigenza funzionale ha fatto stabilire che il take-off comprende uno spazio di circa 20 anni; un tale periodo è necessario per rivelare se una società è capace di vincere la crisi strutturale che l'iniziale vuoto di sviluppo di solito porta con sè, e che è pure capace di assimilare quel cangiante flusso tecnologico dal quale dipende un sostenuto sviluppo.
Dopo queste affermazioni del Rostow i sostenitori dello sviluppo gradualistico sono diventati muti. Tuttavia, il Rostow stesso è stato forse ben lontano dal negare uno sviluppo gradualistico dell'economia, se nel suo libro "The porcess of economic growth" (Oxford, 1953) afferma che, in ogni processo di industrializzazione, si possono distinguere varie fasi: una prima di pre-rivoluzione industriale caratterizzata dal capitalismo commerciale, una seconda di tak-off, una terza di sviluppo sostenuto; e, infine, una quarta di maturità. In effetti, il Rostow, partendo anche dalle più recenti esperienze dei paesei sottosviluppati nei quali è avvertita profondamente l'esigenza di cambiamenti rapidi e di fondo nella struttura agricola primitiva, ha ripreso il concetto di rivoluzione. Questa rivalutazione del concetto di rivoluzione ha di nuovo spinto gli studiosi a ricercare quali motivi ne sono stati alla base. Così, ecco il Rostow elencarne i vari fattori che, di solito, possono contribuire ad aprire un periodo di "decollo": la popolazione, l'agricoltura, la tecnica, la formazione di capitali ed il commercio estero. Di solito, abbiamo detto, perchè ciò che afferma il Rostow è largamente impregnato di sociologismo, i quanto egli tende ad applicare gli stessi crieteri di guidizio a tutti i fenomeni simili che si sono verificati dal '700 ad oggi (a scapito della specificità delle varie situazioni).

"Il Prometeo liberato" di Landes
Secondo l'antico mito, Prometeo è il Titano che rubò il fuoco agli dei per farne dono agli uomini insieme alle arti portatrici di civiltà. Il gesto di sfida gli costò la punizione divina: incatenato ad una rupe, un avvoltoio gli avrebbe divorato il fegato in eterno. Come l'impresa titanica di Prometeo alludeva ad un evento decisivo nella storia dell'uomo, allo stesso mondo Landes attribuisce alla rivluzione industraile il valore di una frattura essenziale, dopo la quale nulla sarà come prima. Prometeo è stato liberato: in altre parole, l'enorme potenza insita nella capiacità dell'uomo di manipolare la natura ha trovato infine completo dispiegamento. Landes si impegna in una ricostruzione complessiva dello sviluppo che vide l'europa abbandonare progressivamente l'economia agricola e artigianale a favore di quella indsutriale. La rivoluzione industriale inglese è l'inizio di un'era di continua e accelerata trasformazione, che modifica e talvolta capovolge i valori e il modo di agire degli uomini sotto tutti gli aspetti, economico, sociale, politico, culturale e ideologico. Il mondo non sarà più lo stesso: gli stati si troveranno presto divisi da un abisso, in termini di potere e di benessere, fra quelli sviluppati e quelli che restano legati ad un'economia agricola; i tradizionali rapporti sociali e politici saranno sconvolti dall'ascesa inarrestabile delle classe borghese. Landes, insomma, è fra quanti interpretano gli anni cruciali a cavallo tra '700 e '800 come un periodo di radicale discontinuità rispetto al passato.


I nomi in un altro colore, per chi non l'avesse capito, contengono link con l'ottima wikipedia, per chi avesse curiosità varie ed eventuali.